La figlia di un soldato non piange mai

Bill Willis (Kris Kristofferson), uno scrittore americano, vive a Parigi con la moglie Marcella (Barbara Hershey). Quando tornano negli Stati Uniti insieme alla figlia adolescente Channe (Leelee Sobieski), e al figlio adottato Benoit (Jesse Bradford), le condizioni di salute di Bill peggiorano, mentre Channe prova ad ambientarsi e a diventare una giovane donna in un contesto a lei sconosciuto.

Pur non riuscitissima, difforme e inorganica, è comunque una delle opere più rischiose e meno patinate tra quelle firmate da James Ivory, esteta californiano vocato a un cinema raffinato, accademico e compilativo. Fagocitato da una vicenda rocambolesca e da una trama strutturata a capitoli (tre), La figlia di un soldato non piange mai si ispira, con grazia lievemente perturbante, all'omonimo romanzo del 1990 di Kaylie Jones, figlia del celebre scrittore James Jones. Racconto drammatico dalla forma anomala, che immerge le sue radici in un conflitto tra culture – quella francese e quella americana – incapace di essere incisivo o caustico, ma solo tenacemente melanconico. Grandi prove d'attori (Kristofferson, Barbara Hershey, la giovanissima Sobieski) e una colonna sonora che non si dimentica, da Edith Piaf a Dalida, dallo Schicchi di Puccini a Suor Sorriso. Sfilacciato, ma con il cuore.