Nella sala da ballo Roseland, a New York, si intrecciano tre storie: quella di una vedova (Theresa Wright) che trova un nuovo e intraprendente partner (Lou Jacobi), quella di un gigolo (Cristopher Walken) conteso da tre donne (Geraldine Chaplin, Helen Gallagher e Joan Copeland) e quella di una rifugiata austriaca (Lilia Skala) che cerca a tutti i costi di vincere una competizione, nonostante lo scarso talento del suo compagno (David Thomas).

Primo film di James Ivory a essere ambientato nella contemporaneità a stelle e strisce, Roseland si ispira a una sala da ballo ubicata nella 52ª strada, a Manhattan. Come già in Selvaggi (1972), un ambiente specifico (lì la ricca magione, qui la sala da danza) fa gravitare attorno a sé le dinamiche della storia, relegando il resto del mondo a confini inesplorati e irrilevanti. Interessante la premessa, ma fiacco lo svolgimento: il film, girato con stile finto-documentaristico, si insinua nelle esistenze dei suoi protagonisti e nel loro rapporto con il ballo visto come finalità ultima di realizzazione. Peccato che, nonostante qualche gradevole trovata e le solide performance del cast (Walken, Theresa Wright e Lilia Skala), finisca per somigliare a un lezioso esperimento per signore annoiate.
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