Cathy (Carol White) e Reg (Ray Brooks), sottoproletari nella Londra più degradata degli anni Sessanta, si innamorano follemente e si sposano. La nascita di tre figli e l’impossibilità di trovare una casa trascineranno la coppia in un abisso di povertà e disperazione.



Prima di diventare uno dei cineasti più significativi del cinema britannico, Ken Loach avviò la sua analisi lucida e pessimista della classe operaia inglese con la rivoluzionaria serie tv BBC The Wednesday Play, della quale Cathy Come Home appare uno degli episodi più interessanti. Grezzo, crudo e calato in uno stile documentaristico che offre la sensazione di trovarsi di fronte a realtà e desolazione pure, nel suo bianconero essenziale offre uno spaccato di spietato nichilismo su una coppia di protagonisti stritolati e moralmente imbruttiti da una società emarginante e crudele, che stona volutamente con l’immagine della colorata Swinging London tanto celebrata all’epoca. Loach traccia così un solco pesante nella cultura televisiva del Regno Unito, gettando i semi della propria poetica e anticipando temi che riprenderà nella sua lunga produzione cinematografica, in particolare (ma non solo) in Ladybird Ladybird (1994) e Io, Daniel Blake (2016). Da recuperare.
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