Which Side Are You On?
Which Side Are You On?
Durata
53
Formato
Regista
Ken Loach racconta e inquadra canzoni e poesie di minatori e lavoratori in sciopero nel 1984, circondati da sostenitori e forze dell'ordine.
Commissionato e prodotto dalla London Weekend Television, che avrebbe avuto difficoltà a mandarlo in onda poiché troppo politico (e ironicamente ci si chiede perché abbiano scelto proprio Loach). Si riuscì alla fine a raggiungere un accordo con Channel 4, che tuttavia si riservò di mandare in onda un altro lavoro, qualche giorno dopo, che mostrasse un punto di vista alternativo a quello degli scioperanti. Film estremamente partigiano, in maniera forse troppo poetica e squilibrata rispetto alle (legittime) intenzioni di partenza, che permette a Loach di mettersi in mostra come abile documentarista, dopo gli anni passati a lavorare sullo sceneggiato The Wednesday Play (1964-1970), in grado di fornirgli i primi strumenti per parlare di realismo e società con pertinenza. Anche qui il suo impegno civile funziona, ma si ha la sensazione che le canzoni e le chitarre dei lavoratori siano un pretesto di troppo, nonostante due o tre momenti davvero toccanti: il finale in primis. Un film che si nutre della sua faziosità e del suo disequilibrio, pur sempre due elementi imprescindibili per capire il suo autore.
Commissionato e prodotto dalla London Weekend Television, che avrebbe avuto difficoltà a mandarlo in onda poiché troppo politico (e ironicamente ci si chiede perché abbiano scelto proprio Loach). Si riuscì alla fine a raggiungere un accordo con Channel 4, che tuttavia si riservò di mandare in onda un altro lavoro, qualche giorno dopo, che mostrasse un punto di vista alternativo a quello degli scioperanti. Film estremamente partigiano, in maniera forse troppo poetica e squilibrata rispetto alle (legittime) intenzioni di partenza, che permette a Loach di mettersi in mostra come abile documentarista, dopo gli anni passati a lavorare sullo sceneggiato The Wednesday Play (1964-1970), in grado di fornirgli i primi strumenti per parlare di realismo e società con pertinenza. Anche qui il suo impegno civile funziona, ma si ha la sensazione che le canzoni e le chitarre dei lavoratori siano un pretesto di troppo, nonostante due o tre momenti davvero toccanti: il finale in primis. Un film che si nutre della sua faziosità e del suo disequilibrio, pur sempre due elementi imprescindibili per capire il suo autore.