Il vento che accarezza l'erba
The Wind That Shakes the Barley
Premi Principali
Palma d'oro al Festival di Cannes 2006
Anno
Generi
Durata
127
Formato
Regista
Dopo aver assistito ad angherie e pestaggi da parte degli inglesi nella sua amata Irlanda, il giovane dottore Damian (Cillian Murphy) si unisce alle armate dei volontari dell'IRA, guidate dal fratello Teddy (Padraic Delaney) e condivide idee e riflessioni marxiste insieme al macchinista Dan (Liam Cunningham). Una significativa scissione all'interno della brigata di Teddy, tuttavia, lo porterà alla condanna a morte, che affronterà con enorme dignità.
Robusto, vigoroso titolo firmato Ken Loach, intelligente mix di impegno civile, furia cinematografica e ricostruzione storica di un momento delicatissimo per la storia irlandese. Ken Loach dirige alternando con armonia furore e dolcezza, affidandosi a un protagonista intenso e in parte (Cillian Murphy). Non è di certo uno dei titoli più personali del regista britannico – il respiro troppo “epico”, a lungo andare, intacca lo smalto agguerrito della vicenda – ma schiera elementi interessanti che concorrono a farne un'opera torrenziale (oltre due ore di durata) e vibrante, discretamente equilibrata sotto ogni aspetto, nonostante una certa prolissità di fondo. La poesia, nel cinema del regista britannico, non è mai stata così marxista e mainstream allo stesso tempo. Onore al merito, e una menzione particolare alla sceneggiatura di Paul Laverty, fidato collaboratore di Loach e penna raffinata. Palma d'oro al Festival di Cannes.
Robusto, vigoroso titolo firmato Ken Loach, intelligente mix di impegno civile, furia cinematografica e ricostruzione storica di un momento delicatissimo per la storia irlandese. Ken Loach dirige alternando con armonia furore e dolcezza, affidandosi a un protagonista intenso e in parte (Cillian Murphy). Non è di certo uno dei titoli più personali del regista britannico – il respiro troppo “epico”, a lungo andare, intacca lo smalto agguerrito della vicenda – ma schiera elementi interessanti che concorrono a farne un'opera torrenziale (oltre due ore di durata) e vibrante, discretamente equilibrata sotto ogni aspetto, nonostante una certa prolissità di fondo. La poesia, nel cinema del regista britannico, non è mai stata così marxista e mainstream allo stesso tempo. Onore al merito, e una menzione particolare alla sceneggiatura di Paul Laverty, fidato collaboratore di Loach e penna raffinata. Palma d'oro al Festival di Cannes.