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I guerriglieri delle Filippine
American Guerrilla in the Philippines
Durata
105
Formato
Regista
Aprile 1942, Filippine. Durante il conflitto tra Stati Uniti e Giappone, il tenente Chuck Palmer (Tyron Power) e sette soldati si salvano dall'affondamento del loro torpediniere e si rifugiano su un'isola occupata da giapponesi. Qui si uniranno alla resistenza filippina, in attesa dell'arrivo del generale MacArthur.
Girato realmente nelle Filippine con un discreto budget, è l'ultimo film di guerra che girò Fritz Lang nella sua carriera, prima di dedicarsi, negli anni '50, principalmente a noir e melodrammi. Come i film di semi-propaganda alleata che il regista mise a punto durante gli anni '40, I guerriglieri delle Filippine è un canonico film bellico che, in concomitanza con lo scoppio del conflitto in Corea, si incaricava di sensibilizzare il pubblico americano all'idea dell'intervento in difesa dei coreani (indicativa, in tal senso, l'immagine finale, con le bandiere filippina e americana che sventolano insieme in nome della libertà) e che non porta alcun segno della regia di Lang. Buon ritmo, ma sul prodotto aleggia il fantasma del “film-istituzionale” e propagandistico, girato dal regista solo per controbilanciare il doppio fallimento commerciale dei precedenti Dietro la porta chiusa (1947) e Bassa marea (1950). A conferma di ciò, la risposta data da Lang a Bogdanovich a una domanda sul film: «Anche i registi devono mangiare».
Girato realmente nelle Filippine con un discreto budget, è l'ultimo film di guerra che girò Fritz Lang nella sua carriera, prima di dedicarsi, negli anni '50, principalmente a noir e melodrammi. Come i film di semi-propaganda alleata che il regista mise a punto durante gli anni '40, I guerriglieri delle Filippine è un canonico film bellico che, in concomitanza con lo scoppio del conflitto in Corea, si incaricava di sensibilizzare il pubblico americano all'idea dell'intervento in difesa dei coreani (indicativa, in tal senso, l'immagine finale, con le bandiere filippina e americana che sventolano insieme in nome della libertà) e che non porta alcun segno della regia di Lang. Buon ritmo, ma sul prodotto aleggia il fantasma del “film-istituzionale” e propagandistico, girato dal regista solo per controbilanciare il doppio fallimento commerciale dei precedenti Dietro la porta chiusa (1947) e Bassa marea (1950). A conferma di ciò, la risposta data da Lang a Bogdanovich a una domanda sul film: «Anche i registi devono mangiare».
