Die Spinnen, 2. Teil – Das Brillantenschiff
Die Spinnen, 2. Teil – Das Brillantenschiff
Durata
69
Formato
Regista
Dopo la morte dell'amata Naela (Lil Dagover), Kay Hoog (Carl de Vogt) è determinato a sconfiggere l'organizzazione criminale capeggiata dalla maligna Lio Sha (Ressel Orla). Partirà alla ricerca di un leggendario diamante, che dovrebbe rendere chi lo possiede imperatore dell'Asia, e si troverà a dover proteggere la piccola Ellen (Thea Zander).
Dopo Der Goldene See (1919), Fritz Lang continua la saga Die Spinnen, evocando nuovamente mondi esotici e misteriosi e spingendo (con un'enfasi a tratti stucchevole) il pedale dell'azione. Lotte, inseguimenti, rapimenti, colpi di scena: lo sviluppo, che nel primo capitolo non brillava per coerenza, si fa ancor più confuso e dispersivo. Evidente il disinteresse del regista, costretto a confezionare un prodotto puramente commerciale a causa di obblighi contrattuali (ragione che lo spingerà ad abbandonare la casa di produzione Decla). Alcuni virtuosismi tecnici, in ogni caso, elevano la pellicola al di sopra dei confini imposti dal genere (i lampi visivi derivanti da alcune mirabili sovraimpressioni) e l'uso delle ambientazioni, sfruttate al massimo delle possibilità, regala sequenze di notevole spessore. Scenografie di Otto Hunte, Carl Ludwig Kirmse, Heinrich Umlauff ed Hermann Warm; fotografia di Karl Freund.
Dopo Der Goldene See (1919), Fritz Lang continua la saga Die Spinnen, evocando nuovamente mondi esotici e misteriosi e spingendo (con un'enfasi a tratti stucchevole) il pedale dell'azione. Lotte, inseguimenti, rapimenti, colpi di scena: lo sviluppo, che nel primo capitolo non brillava per coerenza, si fa ancor più confuso e dispersivo. Evidente il disinteresse del regista, costretto a confezionare un prodotto puramente commerciale a causa di obblighi contrattuali (ragione che lo spingerà ad abbandonare la casa di produzione Decla). Alcuni virtuosismi tecnici, in ogni caso, elevano la pellicola al di sopra dei confini imposti dal genere (i lampi visivi derivanti da alcune mirabili sovraimpressioni) e l'uso delle ambientazioni, sfruttate al massimo delle possibilità, regala sequenze di notevole spessore. Scenografie di Otto Hunte, Carl Ludwig Kirmse, Heinrich Umlauff ed Hermann Warm; fotografia di Karl Freund.