Rancho Notorious
Rancho Notorious
Durata
89
Formato
Regista
Sulle tracce della banda che ha ucciso la sua fidanzata in una rapina, Vern Haskell (Arthur Kennedy) finisce al Mulino d'oro (in originale Chuck-a-a-luck), bizzarro ranch dove la gang usa come copertura la fascinosa cantante Altar Keane (Marlene Dietrich).
Curiosa e affascinante incursione nel genere western di Fritz Lang, che dopo una serie di insuccessi nella sua seconda vita “americana”, sforna una delle opere più originali della sua filmografia tra anni '40 e '50. Girato interamente in studio, caratterizzato da una esibita artificiosità della scenografia e dalla barocca fotografia in Technicolor dai toni (quasi) color oro di Hal Mohr, Rancho Notorious è un western sui generis che volontariamente sfiora il manierismo, giocando con gli stereotipi del genere. Entro questa sorprendente sovrastruttura formale, a ogni modo, si snoda il classico racconto di violenza, perdizione morale e (non) redenzione tipico di Lang, dove innocenza e colpevolezza, bene e male si attraggono e si toccano. Ad aggiungere un tocco di pathos, la notevole forza tragica che anima tutta la vicenda (suggerito dal testo della ballata, incentrato sul destino, che fa da sottofondo musicale al film) e, soprattutto, l'ennesima grande prova di Marlene Dietrich, femme fatale ambigua e teatrale, insospettabilmente perfetta dentro un ranch nel selvaggio West. Il titolo originale doveva essere The Legend of Chuck-A-Luck, riprendendo la canzone-chiave del film, ma i produttori lo cambiarono contro la volontà del regista.
Curiosa e affascinante incursione nel genere western di Fritz Lang, che dopo una serie di insuccessi nella sua seconda vita “americana”, sforna una delle opere più originali della sua filmografia tra anni '40 e '50. Girato interamente in studio, caratterizzato da una esibita artificiosità della scenografia e dalla barocca fotografia in Technicolor dai toni (quasi) color oro di Hal Mohr, Rancho Notorious è un western sui generis che volontariamente sfiora il manierismo, giocando con gli stereotipi del genere. Entro questa sorprendente sovrastruttura formale, a ogni modo, si snoda il classico racconto di violenza, perdizione morale e (non) redenzione tipico di Lang, dove innocenza e colpevolezza, bene e male si attraggono e si toccano. Ad aggiungere un tocco di pathos, la notevole forza tragica che anima tutta la vicenda (suggerito dal testo della ballata, incentrato sul destino, che fa da sottofondo musicale al film) e, soprattutto, l'ennesima grande prova di Marlene Dietrich, femme fatale ambigua e teatrale, insospettabilmente perfetta dentro un ranch nel selvaggio West. Il titolo originale doveva essere The Legend of Chuck-A-Luck, riprendendo la canzone-chiave del film, ma i produttori lo cambiarono contro la volontà del regista.