
El pisito
El pisito
Durata
87
Formato
Regista
Madrid. Fidanzato da dodici anni con Petrita (Mary Carrillo), Rodolfo (José Luis López Vázquez) non riesce a convolare a giuste nozze a causa della penuria di alloggi. In preda allo sconforto, sposa l'anziana padrona di casa Martina (Concha López Silva) per farsi lasciare l'appartamento, sperando in un rapido decesso: l'attesa sarà lunga e snervante.
Commedia grottesca e nerissima diretta da Marco Ferreri, al suo primo lungometraggio, anche sceneggiatore con Rafael Azcona (autore del romanzo omonimo). Una destrutturazione spietata e corrosiva dell'istituzione familiare (e matrimoniale, tema su cui il regista tornerà pochi anni dopo con Una storia moderna: l'ape regina, 1963) per denunciare la degenerazione di un'umanità ormai svuotata di senso morale. Ferreri instilla il seme dell'ossessione in una quotidianità squallida e desolata (enfatizzata dall'ambientazione) e, con uno stile narrativamente lineare unito a un ritmo veloce al limite del parossismo (merito dei continui e fulminei dialoghi), riesce a creare un clima di sprezzante indifferenza, simbolizzata per eccellenza dal personaggio della spietata Petrita. Qualche deriva a tratti didascalica (il progressivo sfaldarsi del rapporto tra i protagonisti, il personaggio di Martina) non sminuisce il valore di un'opera altamente destabilizzante. Memorabile la stigmatizzazione del matrimonio tra Rodolfo e l'anziana padrona di casa, colma di ironia e sarcasmo. Ferreri interpreta, non accreditato, Luisito e regala una delle battute più feroci («Questa è una gara a chi muore prima, se l'inquilina oppure io. A me interessa che l'inquilina muoia, perché altrimenti quello che muore sono io!»). Ottime musiche di Federico Contreras.
Commedia grottesca e nerissima diretta da Marco Ferreri, al suo primo lungometraggio, anche sceneggiatore con Rafael Azcona (autore del romanzo omonimo). Una destrutturazione spietata e corrosiva dell'istituzione familiare (e matrimoniale, tema su cui il regista tornerà pochi anni dopo con Una storia moderna: l'ape regina, 1963) per denunciare la degenerazione di un'umanità ormai svuotata di senso morale. Ferreri instilla il seme dell'ossessione in una quotidianità squallida e desolata (enfatizzata dall'ambientazione) e, con uno stile narrativamente lineare unito a un ritmo veloce al limite del parossismo (merito dei continui e fulminei dialoghi), riesce a creare un clima di sprezzante indifferenza, simbolizzata per eccellenza dal personaggio della spietata Petrita. Qualche deriva a tratti didascalica (il progressivo sfaldarsi del rapporto tra i protagonisti, il personaggio di Martina) non sminuisce il valore di un'opera altamente destabilizzante. Memorabile la stigmatizzazione del matrimonio tra Rodolfo e l'anziana padrona di casa, colma di ironia e sarcasmo. Ferreri interpreta, non accreditato, Luisito e regala una delle battute più feroci («Questa è una gara a chi muore prima, se l'inquilina oppure io. A me interessa che l'inquilina muoia, perché altrimenti quello che muore sono io!»). Ottime musiche di Federico Contreras.