Il regista Franco Elica (Sergio Castellitto), dopo aver abbandonato la produzione di una nuova riduzione cinematografica de I promessi sposi, fugge a Cefalù, vicino Palermo. Qui fa la conoscenza di un principe decaduto (Sami Frey) che gli propone di girare il “filmino” del matrimonio della figlia Bona (Donatella Finocchiaro).

Gli straordinari paesaggi del palermitano (soprattutto Cefalù) fanno da cornice a un lungometraggio ambizioso (anche troppo) e suggestivo: a metà tra il noir, il thriller e il surreale, il regista di Bobbio gira un'opera quasi picaresca e surreale, che al contempo si dimostra dolente e malinconica. Aiutato da un buon cast, Il regista di matrimoni è un gustoso omaggio alla rappresentazione attraverso la forma dell'immagine e suggella, se fosse ancora in discussione da parte di qualcuno, lo strettissimo vincolo tra l'autore e una concezione di cinema libera, pensante e generativa. Realtà e sogno si intersecano costantemente, rendendo pressoché impossibile una netta distinzione tra i due piani: è questo uno dei punti di forza di un prodotto imperfetto ma comunque vitalissimo e interessante per come sa frammentare la narrazione e al contempo dar vita a qualcosa di compatto e sorprendente. Non tutto è originale come appare a prima vista, ma il fascino non manca e Castellitto è piuttosto bravo.


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