La donna del ritratto
The Woman in the Window
1944
Paese
Usa
Generi
Noir, Thriller, Drammatico
Durata
107 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Fritz Lang
Attori
Edward G. Robinson
Joan Bennett
Raymond Massey
Edmund Breon
Dan Duryea
Thomas E. Jackson
Dorothy Peterson
Rimasto solo in città, dopo che moglie e figli sono partiti per le vacanze, il professore di criminologia Robert Wanley (Edward G. Robinson) è colpito dal ritratto di una donna, Alice Reed (Joan Bennett), che una sera finisce, casualmente, per incontrare. Wanley sarà coinvolto nell'assassinio dell'amante di Alice e subirà i ricatti dell'autista (Dan Duryea) di quest'ultimo. Disperato, Wanley è tentato dall'idea di confessare tutto all'amico Frank (Raymond Massey) che sta indagando sull'omicidio. Attraverso la sapiente costruzione di un'atmosfera sospesa tra realtà e sogno, Fritz Lang affronta alcuni dei temi cardine della sua poetica come le sottili differenze tra colpevoli e innocenti o la bestialità intrinsecamente celata in ogni essere umano e lo fa con una libertà stilistica sorprendente e ricchissima. La dimensione onirica si palesa nella cura dei dettagli, che mettono in risalto l'indeterminatezza nella distinzione tra ciò che è apparente e ciò che è veritiero (in tal senso gli specchi e le immagini da loro riflesse hanno un ruolo preponderante e rivelatore), e nella dimensione cupa e prettamente notturna, tipica del genere noir, in cui la narrazione viene sviluppata. Una realtà che diventa incubo e un incubo che diventa realtà, mettendo in luce la ferocia sopita e il pragmatico istinto di sopravvivenza di un pacato borghese solo superficialmente insulso e anonimo. Come nel successivo La strada scarlatta (1945), il protagonista (un sontuoso Edward G. Robinson) si ritrova, suo malgrado, invischiato in avventure più grandi di lui che mettono in discussione tutte le sue certezze e lo spingono ad azioni che ne mettono a repentaglio l'integrità e la vita. Il finale fu molto criticato, ma è mirabilmente realizzato in un unico piano-sequenza ed è coerente con lo sguardo sul mondo disincantato e beffardo del regista tedesco: è la conclusione perfetta per un film, praticamente, perfetto. Terribile il doppiaggio che italianizza gran parte dei nomi dei protagonisti (Riccardo, Franco, Michele, ad esempio). Nominata all'Oscar la colonna sonora di Arthur Lange.
Maximal Interjector
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