Un ladro (Jean Gabin) e un barone caduto in disgrazia (Louis Jouvet) si incontrano durante un tentativo di rapina nella casa del secondo. Tra i due nasce un'amicizia profonda e un'intesa che aiuterà entrambi quando, di lì a breve, si incontreranno nuovamente nei bassifondi della città. Tratto da un dramma teatrale del russo Maksim Gor'kij, il film è un adattamento di grande compostezza ed eleganza formale girato da Renoir negli anni più fertili della sua carriera. Filmato interamente in studio, in un set in cui lo spazio assume forti valenze metaforiche e simboliche, fu il primo lungometraggio che vide la collaborazione del grande cineasta francese con Jean Gabin. Il nucleo centrale intorno a cui ruota il film, e a cui si deve l'interesse stesso di Renoir verso il testo di Gor'kij, è l'incontro di due uomini appartenenti a classi sociali antitetiche, che si riconoscono reciprocamente vicini nel segno di una umanità ritrovata. Cardine anche di molti altri capolavori del regista, questo nucleo tematico consente a Renoir di virare dal realismo socialista del testo letterario verso tonalità espressive simili al realismo poetico del cinema di Marcel Carné. Grande è la delicatezza con cui sono tratteggiati tutti i personaggi, compresi quelli di contorno. Ottime le interpretazioni, a cominciare da quella di Gabin che con questo ruolo si impose all'attenzione del grande pubblico. Misurata e funzionale la regia. Il testo teatrale sarà portato sullo schermo anche da Akira Kurosawa con I bassifondi (1957).