Bruno (Luc Merenda) è un attore fallito e in crisi, protagonista di viaggi allucinatori e incontri complessi: dopo quello con la benzinaia Florence (Adriana Asti), con cui ha un rapporto sessuale, viene massacrato dalla polizia.

Anomalo e stravagante esperimento di Giovanni “Tinto” Brass, che sarebbe anche interessante se non fosse anarchico e velleitario oltre ogni umana possibilità. Dieci anni dopo l'utopia sessantottina – e a un anno dal controverso Io, Caligola (1979) – Brass racconta un inno di libertà deviato e delirante, che contempla sesso e trasgressione, genere e surrealismo. Le intenzioni sono lodevoli, soprattutto nei riguardi del lavoro sul protagonista, il risultato (nonostante un cast dignitoso) è involontariamente ridicolo, frammentario e poco compatto. Una delle rare apparizioni del granitico Luc Merenda al di là dei poliziotteschi anni '70.
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