1957. Prima dell'approvazione della legge Merlin, la bella Mimma (Debora Caprioglio) lascia Pola per entrare nella casa di tolleranza di Madame Collette (Martine Brochard), cambia nome in Paprika, impara i trucchi del mestiere e viaggia per i bordelli di tutta Italia, tra illusioni e amorazzi.

Ispirato al romanzo Fanny Hill di John Cleland (che nel 1964 aveva già ispirato La cugina Fanny di Russ Meyer). Tinto Brass immerge un personale e legittimo discorso sulle case di tolleranza nel logoro manierismo di cui si è pigramente appropriato. Il suo film, costruito attorno alle grazie di Debora Caprioglio, è una sorta di inchiesta socio-sentimentale, tra il serio e il faceto, di fattura ricalcata e poco interessante. Persino l'erotismo, in questa confusa congerie di buone intenzioni miste a pigrizia, è smarrito e contorto. Peccato, perché con una consapevolezza maggiore del proprio racconto Brass avrebbe potuto cavarne un esperimento quantomeno significativo: preferisce però il disordine, il quadretto storiografico e il solito eros pruriginoso.
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