Konstantin (David Warner), vede frustrate le sue aspirazioni di scrittore dalla madre Irina (Simone Signoret) e da Nina (Vanessa Redgrave), la donna di cui è innamorato, ma che gli preferisce l'affermato Trigorin (James Mason).

Dall'omonimo dramma di Anton Čechov (1895) ambientato nella Russa del secondo ottocento, il film si rivela più che rispettoso del testo e della sua spazialità – forse troppo – così come per la divisione della vicenda in quattro tempi/atti che richiamano la staticità del palco con lunghe riprese. Alcune sequenze in esterni (girate nei pressi di Stoccolma) e dei movimenti di macchina mirati sono il tentativo da parte di Lumet di donare più ampio respiro alla vicenda: nel complesso si tratta di un dramma riuscito ma non indimenticabile, soprattutto a causa di alcuni momenti in cui i protagonisti si perdono in un verbosismo difficilmente sopportabile dallo spettatore. Ottima invece la fotografia di Gerry Fisher, capace di “coprire” gli eventi con un'eterea gamma di colori pastello.
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