L'uomo del banco dei pegni
The Pawnbroker
Premi Principali
Orso d’argento per il miglior attore 1964
Durata
116
Formato
Regista
Sol Nazerman (Rod Steiger) è sopravvissuto ai campi di sterminio, in cui ha perso tutta la sua famiglia. Trasferitosi a New York, gestisce un banco dei pegni per conto di un criminale di Harlem. L'orrore del passato lo ha portato a indurirsi e non cedere più ai sentimenti, ma gli eventi finiranno col cambiare la sua prospettiva.
Dal romanzo di Edward Lewis Wallant, Sidney Lumet ricava un film che brilla nella raffigurazione di Harlem, raccontata dalla macchina da presa con piglio spesso documentaristico e distaccato, anche nei numerosi e brevissimi flashback, segno di un passato dimenticato a forza ma che continua a riemergere nella coscienza del protagonista. Notevole interpretazione di Rod Steiger (nominato agli Oscar e vincitore dell'Orso d'argento a Berlino), che domina la scena, osservando la realtà attraverso la proprie paure, in un totale intento di sovrapposizione con la prospettiva registica e spettatoriale. Troppa carne al fuoco e non sempre ben bilanciata (antisemitismo bellico, problemi razziali di Harlem, lo stereotipo dell'ebreo, il fragile equilibrio tra ricercata solitudine e desiderio di riscatto), ma il risultato colpisce spesso nel segno. Il regista si meritò la menzione d'onore del premio Fipresci al 14° Festival di Berlino (1964).
Dal romanzo di Edward Lewis Wallant, Sidney Lumet ricava un film che brilla nella raffigurazione di Harlem, raccontata dalla macchina da presa con piglio spesso documentaristico e distaccato, anche nei numerosi e brevissimi flashback, segno di un passato dimenticato a forza ma che continua a riemergere nella coscienza del protagonista. Notevole interpretazione di Rod Steiger (nominato agli Oscar e vincitore dell'Orso d'argento a Berlino), che domina la scena, osservando la realtà attraverso la proprie paure, in un totale intento di sovrapposizione con la prospettiva registica e spettatoriale. Troppa carne al fuoco e non sempre ben bilanciata (antisemitismo bellico, problemi razziali di Harlem, lo stereotipo dell'ebreo, il fragile equilibrio tra ricercata solitudine e desiderio di riscatto), ma il risultato colpisce spesso nel segno. Il regista si meritò la menzione d'onore del premio Fipresci al 14° Festival di Berlino (1964).