Il diciassettenne Alan Strang (Peter Firth), benché amante dei suoi cavalli, una notte ne acceca sei. Per scoprire l'origine di quel gesto insano, si affida alle cure dello psicanalista Martin Dysart (Richard Burton). Mentre il rapporto progredisce, è in realtà il dottore a essere investito da una crisi esistenziale, che nasce dalla freddezza della moglie.

Tratto dall'omonimo dramma (1972) di Peter Shaffer, Equus è una pellicola che può vantare un cast in ottima forma (sia Burton che Firth ricevettero una nomination agli Oscar) e una sceneggiatura brillante e veloce. Tuttavia il film di Sidney Lumet rivela troppo presto la sua dipendenza dall'opera originale, rischiando spesso il mero teatro filmato. Nel complesso verboso, inchiodato ai soliti luoghi comuni e, soprattutto, legato a una rappresentazione della sessualità freudiana con molti limiti e semplificazioni. Oltre ai riconoscimenti per gli attori, la pellicola ricevette dall'Academy una nomination alla sceneggiatura non originale.
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