Claire's Camera
La caméra de Claire
2017
Paesi
Francia, Corea del Sud
Genere
Drammatico
Durata
70 min.
Formato
Colore
Regista
Hong Sang-soo
Attori
Isabelle Huppert
Shahira Fahmy
Kim Min-hee
Jeong Jin-yeong
Jang Mi-hee
Durante un viaggio d'affari al Festival di Cannes, Manhee (Kim Min-hee) viene accusata di disonestà e subisce il licenziamento. Una insegnante, Claire (Isabelle Huppert), se ne va in giro scattando delle foto con una polaroid. Le due si incontrano e nasce una simpatia che le coinvolge entrambe. Attraverso l'atto del catturare degli istanti attraverso le foto, Claire ha acquisito la capacità di dare un senso alle cose. Soffermarsi sull'oggetto, accarezzarlo, scandirlo lentamente, congelarlo in una lenta scansione temporale come unico modo per comprenderlo, avervi accesso, metterlo al fuoco: sembra indissolubilmente questo il fil rouge di tutto il lavoro del cineasta Hong Sang-soo, regista dal taglio lieve e riconoscibilissimo che di film in film va coltivando la medesima prossimità ai propri personaggi, incarnazioni seriali di uno sguardo solo in apparenza immobile e cadenzato. Le triangolazioni affettive e sentimentali dell'autore ritornano anche questa volta, con in più l'integrazione di un personaggio straniero, impersonato in questo caso da Isabelle Huppert, che puntualmente fa capolino nelle sue storie per riflettere sulla condizione di alterità ed estraneità cui l'essere umano ripiomba continuamente e fatalmente. Con un approccio basso e misurato agli eventi, che vengono continuamente presi in contropiede e mostrati in una paralisi che pare lavorare consapevolmente al rallentatore, Hong Sang-soo poggia il suo sguardo su un ambiente sulla carta rutilante e travolgente come il Festival di Cannes nel corso del suo svolgimento e ne firma una specie di controcampo impossibile e intimista, ritagliandosi alcuni scorci sempre uguali che, com’è sua prassi, vengono spesso ripresi, re-illuminati, ricollocati all’interno del flusso del racconto e degli eventi. “La maturità non conta per fare un film: l’onestà è più importante, perché è così difficile fare un film onesto”: è questo il mantra da cui muove il regista e sceneggiatore sud-coreano per intavolare la sua ronda logorroica e ad alto tasso di emozione ed introspezione, dove però la prolissità mostra livelli di guardia fin troppo elevati e la sensazione, nel corso dei settanta minuti, è quella di una pretestuosità di sicuro sincera ma anche troppo calcata. Un cortometraggio sarebbe stato forse più adeguato per un progetto così su commissione, ma se ci si lascia andare è l’ennesima occasione per immergersi nel suo cinema lieve e delicato, fatto di schermaglie taciute ed emozioni strozzate in gola senza far rumore. I personaggi sembrano emanazioni di loro stessi o del loro immaginario cinematografico, come nel caso della Huppert, che ha un fidanzato libraio che però le dà lezioni di piano: chiaro riferimento alla sua interpretazione più celebre ne La pianista di Michael Haneke. L’ennesimo tratto di distinzione di un cinema, quello di Hong Sang-soo, che lavora sull’immediatezza e l’assenza di filtri. Proiezione speciale del film al Festival di Cannes 2017.
Maximal Interjector
Browser non supportato.