Metello
Durata
107
Formato
Regista
Fine Ottocento. Metello Salani (Massimo Ranieri), giovane cresciuto in campagna, si sposta a Firenze per lavorare come muratore. L'ambiente cittadino, i colleghi e le condizioni di lavoro difficili contribuiscono a formare in lui una robusta coscienza socialista, che lo porta a scontrarsi con la polizia e a finire in carcere. Proprio in una di queste occasioni conosce Ersilia (Ottavia Piccolo), con la quale inizierà una relazione.
Tratto dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini e diretto da Mauro Bolognini, Metello inaugura la collaborazione del regista con Massimo Ranieri (doppiato in toscano). Una pellicola tra le più riconosciute nella filmografia dell'autore pistoiese: confezione notevolissima (la ricostruzione scenografica di Roberto Granieri, i costumi di Pier Luigi Samaritani, le musiche di Ennio Morricone e la fotografia di Ennio Guarnieri) e grande partecipazione emotiva, virata sul tema sociale. Intenso e ben congegnato anche nelle parti melò (i siparietti sentimentali del protagonista con le donne della sua vita), anche se la retorica abbonda (a tratti fastidiosamente) e il finale affrettato mal si concilia con il respiro drammatico della vicenda. In ogni caso, un'operazione coerente e sentita. Sceneggiato da Bolognini con Luigi Bazzoni, Suso Cecchi D'Amico e Ugo Pirro. Presentato in concorso al Festival di Cannes (insieme a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, 1970), vinse il premio per la migliore attrice (un'intensa Ottavia Piccolo).
Tratto dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini e diretto da Mauro Bolognini, Metello inaugura la collaborazione del regista con Massimo Ranieri (doppiato in toscano). Una pellicola tra le più riconosciute nella filmografia dell'autore pistoiese: confezione notevolissima (la ricostruzione scenografica di Roberto Granieri, i costumi di Pier Luigi Samaritani, le musiche di Ennio Morricone e la fotografia di Ennio Guarnieri) e grande partecipazione emotiva, virata sul tema sociale. Intenso e ben congegnato anche nelle parti melò (i siparietti sentimentali del protagonista con le donne della sua vita), anche se la retorica abbonda (a tratti fastidiosamente) e il finale affrettato mal si concilia con il respiro drammatico della vicenda. In ogni caso, un'operazione coerente e sentita. Sceneggiato da Bolognini con Luigi Bazzoni, Suso Cecchi D'Amico e Ugo Pirro. Presentato in concorso al Festival di Cannes (insieme a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, 1970), vinse il premio per la migliore attrice (un'intensa Ottavia Piccolo).