California poker
California Split
Durata
108
Formato
Regista
Due soci piuttosto male in arnese (George Segal e Elliott Gould) stazionano nel casinò di Reno con la speranza ossessiva di sbancare e i risolvere i propri problemi col denaro. Ben presto però la loro attività rileverà i tratti patologici della mania.
Al ritmo puntuale di un film all'anno, Altman si conferma il regista della New Hollywood meno asservito alle logiche dello spettacolo e dell'intrattenimento hollywoodiano, il più incline a infischiarsene bellamente e a inseguire la sua idea di cinema aperto alla corrosività, all'unghiata, perfino alla messa alla berlina. In questo caso ordisce un film dal ritmo indiavolato e attaccato al tavolo da gioco, che potrebbe abbandonarsi all'adrenalina pura e semplice ma finisce pure stavolta col diventare qualcosa di più grande e complesso, grazie a un montaggio da capogiro e a una regia che punta alle progressioni virtuose e grintose, alle allitterazioni musicali, a gravitare voracemente intorno al nucleo dell'azione. La New Hollywood, dopotutto, fu soprattutto questo: l'alba di un nuovo cinema in grado di esprimere la propria radicale critica sociale e di costume attraverso un uso eccentrico e liberatorio della forma e del mezzo cinema, usato non soltanto per raccontare ma soprattutto per fluttuare sull'asprezza delle situazioni. Un testo filmico spalancato e problematico, California Poker, con una colonna sonora magnifica e un finale che è un'effrazione messa lì a confermare un'ansia di libertà senza precedenti.
Al ritmo puntuale di un film all'anno, Altman si conferma il regista della New Hollywood meno asservito alle logiche dello spettacolo e dell'intrattenimento hollywoodiano, il più incline a infischiarsene bellamente e a inseguire la sua idea di cinema aperto alla corrosività, all'unghiata, perfino alla messa alla berlina. In questo caso ordisce un film dal ritmo indiavolato e attaccato al tavolo da gioco, che potrebbe abbandonarsi all'adrenalina pura e semplice ma finisce pure stavolta col diventare qualcosa di più grande e complesso, grazie a un montaggio da capogiro e a una regia che punta alle progressioni virtuose e grintose, alle allitterazioni musicali, a gravitare voracemente intorno al nucleo dell'azione. La New Hollywood, dopotutto, fu soprattutto questo: l'alba di un nuovo cinema in grado di esprimere la propria radicale critica sociale e di costume attraverso un uso eccentrico e liberatorio della forma e del mezzo cinema, usato non soltanto per raccontare ma soprattutto per fluttuare sull'asprezza delle situazioni. Un testo filmico spalancato e problematico, California Poker, con una colonna sonora magnifica e un finale che è un'effrazione messa lì a confermare un'ansia di libertà senza precedenti.