Una cameriera (Embeth Davidtz) vive in uno stato di perenne subalternità rispetto al padre religioso e ingombrante (Robert Duvall), ma va a letto con un avvocato rinomato (Kenneth Branagh) che però lì per lì non capisce in che guai giganteschi si è andato a cacciare. Seguiranno risvolti noir, tinti di tragedia.

Il soggetto originale del film è dello scrittore John Grisham, ma venne rimodellato da Robert Altman sotto il falso nome di Al Hayes, come a sottolineare una distanza e rivendicare una propria autonomia. Grisham, dal canto suo, si dissociò ben presto dalla piega che l'operazione aveva preso. E a ragione. La storia gira a vuoto, a conferma delle ritrosie del regista verso congegni più commerciali, impossibili da trasformare in epopee metaforiche a meno di non snaturarne lo spirito. La confezione è apprezzabile, con annessa buona fotografia di Gu Changwei, ma quasi completamente gettata via da una calligrafia di fondo e un manierismo d'alta scuola ma vuoto nella sostanza, ben al di sotto della sufficienza.
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