La terra si è tramutata in una grande distesa ghiacciata. Una sorta di perverso gioco terribile e mortifero domina la sorte degli uomini rimasti in vita: chi vince diventa arbitro dell'esistenza degli altri e può andare avanti.

Tentare di decrittare quest'esperimento in larga parte ermetico e apparentemente lontano da ogni buon senso può risultare impresa assai ardua. Ascrivibile alla fase più sterile e ostile del cinema di Robert Altman, quella in bilico tra la spinta eccentrica rispetto alla realtà e una visione metafisica della stessa, si limita a scorrere inerme, senza lasciare traccia. Una sorta di sogno intellettuale e raggelato, che vorrebbe dire qualcosa sotto il profilo della denuncia morale ma riesce solo a perdere se stesso nella sovrapposizione di trovate vanagloriose. Il respiro non è elevato, l'ispirazione fiacchissima. Con un Vittorio Gassman latineggiante che lascia il tempo che trova.
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