Nouvelle Vague
Nouvelle Vague
Durata
90
Formato
Regista
Una donna d'affari dal piglio deciso (Domiziana Giordano) salva un uomo (Alain Delon) che diverrà il suo amante. Lui, passivo e povero d'iniziativa, verrà lasciato annegare da lei in mezzo a un lago. L'uomo aveva un fratello gemello (Alain Delon), dalla medesima fisionomia ma dal carattere opposto: anche lui inizierà una relazione con la donna.
Un lungometraggio firmato da Jean-Luc Godard che si intitola Nouvelle Vague non può che aprire decine di implicazioni storico-cinematografico e altrettante possibili chiavi di lettura. Oppure no. Forse, come definitivo sberleffo di un cineasta abituato a provocare, il titolo potrebbe in realtà portare a un semplice riferimento al suo significato più esplicito (una nuova onda che indica soltanto un movimento dell'acqua del lago?), lontano da allegorie e punti di contatto con il movimento cinematografico di cui Godard fu uno dei massimi interpreti. Ancora una volta il regista francese ragiona sulla coppia, sull'amore e sul ribaltamento di ruoli, simboleggiato da due gemelli dai caratteri opposti: attivo-passivo, padrone-servo, carnefice-vittima. La donna è al centro di un ipotetico triangolo, e la sua posizione dipende da quella dell'uomo che ha di fronte. Costruito su un'infinita serie di citazioni (si dice siano oltre 350), che toccano letteratura, filosofia e cinema (la donna ha lo stesso nome di Ava Gardner ne La contessa scalza del 1954), Nouvelle Vague è un'opera ironica, altalenante fin dal soggetto, autocompiaciuta ma non vuota e ancor meno superficiale. Godard sa cosa vuole dire, sa come dirlo e raramente ha firmato un lungometraggio tanto delicato e poetico, soprattutto nel rappresentare lo scorrere delle stagioni.
Un lungometraggio firmato da Jean-Luc Godard che si intitola Nouvelle Vague non può che aprire decine di implicazioni storico-cinematografico e altrettante possibili chiavi di lettura. Oppure no. Forse, come definitivo sberleffo di un cineasta abituato a provocare, il titolo potrebbe in realtà portare a un semplice riferimento al suo significato più esplicito (una nuova onda che indica soltanto un movimento dell'acqua del lago?), lontano da allegorie e punti di contatto con il movimento cinematografico di cui Godard fu uno dei massimi interpreti. Ancora una volta il regista francese ragiona sulla coppia, sull'amore e sul ribaltamento di ruoli, simboleggiato da due gemelli dai caratteri opposti: attivo-passivo, padrone-servo, carnefice-vittima. La donna è al centro di un ipotetico triangolo, e la sua posizione dipende da quella dell'uomo che ha di fronte. Costruito su un'infinita serie di citazioni (si dice siano oltre 350), che toccano letteratura, filosofia e cinema (la donna ha lo stesso nome di Ava Gardner ne La contessa scalza del 1954), Nouvelle Vague è un'opera ironica, altalenante fin dal soggetto, autocompiaciuta ma non vuota e ancor meno superficiale. Godard sa cosa vuole dire, sa come dirlo e raramente ha firmato un lungometraggio tanto delicato e poetico, soprattutto nel rappresentare lo scorrere delle stagioni.