Paula Nelson (Anna Karina) arriva in città alla ricerca del suo fidanzato misteriosamente scomparso. Diverse persone, più o meno losche, la terranno d'occhio, ma la donna sarà disposta persino a uccidere pur di farsi giustizia.

Jean-Luc Godard prende la struttura classica del noir americano e, contaminandola con influenze pop di ogni genere, la decostruisce disgregandone i modelli e il linguaggio. Ambientato in un'immaginaria città futuristica, Una storia americana è una critica al consumismo, all'american way of life, accompagnata da sperimentazione e voci narranti. Lo si potrebbe definire un pamphlet politico sotto forma di fumetto. Purtroppo, però, le divagazioni e il nonsense finiscono per attenuarne la portata (contenutistica e non), rischiando di renderlo, almeno per qualche spettatore, persino irritante, a causa di una confusione narrativa voluta e studiata a tavolino. L'estetica è accattivante, ma al termine della visione rimane poco. È l'ultimo lungometraggio in cui Anna Karina è protagonista di un film dell'ex marito Godard, come segnala anche una battuta fatta pronunciare al suo personaggio: «In quale tragedia da bazar mi fai recitare per l'ultima volta?».
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