Durante il Risorgimento italiano, il tenete dei bersaglieri Giorgio (Massimo Girotti) trascorre una notte d'amore in Calabria con una bella fanciulla (Milly Vitale), che si concede a patto di non essere vista in volto. Alcuni anni dopo, l'uomo torna in quei luoghi e scopre che la donna misteriosa è la contessa Elisa, moglie del menomato conte Stefano di Monserrato (Paul Müller), il quale aveva architettato il tutto solo per poter garantire un erede alla sua famiglia.

Tratto dall'omonimo romanzo di Nicola Nisasi, Il tenente Giorgio è l'ennesimo, stanco melodramma diretto da Raffaello Matarazzo nei primi anni Cinquanta. Forte dell'enorme successo di pubblico ottenuto con altri titoli come Catene (1949), Tormento (1950) o I figli di nessuno (1951), il regista romano decide di proseguire all'interno di un genere ormai logoro, più per imposizione dei produttori che per propria autentica ispirazione. Le dinamiche si ripetono senza novità anche se, in questo caso, il soggetto risulta abbastanza accattivante. In un continuo susseguirsi di svolte emotive e toni melodrammatici incalzanti, la pellicola nel complesso si ricorda per l'ambientazione e la buona resa degli interpreti.
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