Una domenica mattina, Giovanni (Carlo Petrangeli) riesce a convincere la bella Lina (Lina Gennari), di cui è innamorato, ad accompagnarlo per una gita fuori porta: i due si recano a Orvieto con il treno popolare che parte da Roma. Lungo il tragitto conosceranno Carlo (Marcello Spada), un giovane che si offre di fare da guida alla coppia indispettendo molto l'ansioso Giovanni.

L'esordio dietro la macchina da presa di Raffaello Matarazzo è un film intelligente e interessante, bistrattato ai tempi della sua uscita in sala ma oggi ritenuto una vera e propria boccata di aria fresca per la cinematografia nostrana. Dopo una prima parte un po' troppo convenzionale, la pellicola entra subito nel vivo riuscendo a dipingere una generazione giovane, anonima ma vivacissima, capace di coinvolgere e far immedesimare il pubblico in sala. Ritenuto da molti un precursore del neorealismo (realizzato da giovani emergenti, con attori presi dalla strada, girato in esterni), Treno popolare si prefigge di raccontare la gioventù attraverso lo sguardo e la sfacciataggine di mestieranti novelli (il regista aveva ventitré anni al tempo delle riprese e Nino Rota, qui compositore per la prima volta, soli ventidue). La tendenza al realismo e ai suoi dettagli fatti di volti e personaggi quotidiani non può lasciare impassibili, anche perché veicolata da una vicenda semplice e lineare ma decisamente godibile e calzante.
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