Dante (Carlo Delle Piane), incaricato di vendere volumi sulle famiglie nobili della Romagna, finisce nella villa degli Zanotti, che stanno piangendo la morte del marchese recentemente scomparso. Alcuni misteriosi delitti, legati a una macabra profezia che preannuncia un tesoro nascosto, iniziano a mietere vittime nei modi più stravaganti: il detective Martini (Gianni Cavina) indaga.

Reduce da La casa dalle finestre che ridono (1976), Pupi Avati tenta di ripeterne i fasti, avvalendosi della stessa squadra di sceneggiatori (il fratello Antonio, Maurizio Costanzo e Gianni Cavina) e affrontando ancora una volta il tema della magione infestata. Questa volta, però, il tutto è virato in chiave grottesca e demenziale, con una volontaria destrutturazione dei cliché relativi al genere thriller-horror. Scelta coraggiosa, soprattutto nel contesto italiano, solitamente molto cauto, ma il risultato delude: alcuni sprazzi divertenti (il phon pistola; il personaggio di Donald il masturbatore, interpretato da Pietro Bona) sono fagocitati e annullati da una struttura inesistente e da eccessi fastidiosamente caricaturali. In definitiva, è un divertissement piuttosto inutile. Cast volenteroso ma impacciato: Francesca Marciano è Ilaria, Michele Mirabella è Buster. Musiche di Amedeo Tommasi, fotografia di Pasquale Rachini.
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