Bologna, 1750. Il giovane seminarista Giacomo Vigetti (Stefano Dionisi) è costretto a fuggire dopo aver messo incinta la sua amante. Rifugiatosi in Toscana, sostituisce il segretario deceduto di un prete conosciuto come l'Arcano Incantatore (Carlo Cecchi), posto ai margini dalla Chiesa per i suoi esperimenti oscuri. L'iniziale diffidenza lascerà spazio alla curiosità, ma il pericolo è in agguato.

Horror nostrano scritto e diretto da Pupi Avati, che dimostra la sua passione per il genere dopo La casa dalle finestre che ridono (1976) e Zeder (1983). Il regista bolognese si concentra sull'atmosfera esoterica, costruendo una trama fitta di misteri e alchimia: il risultato è discontinuo, non privo di un sinistro fascino grazie all'ottima fotografia di Cesare Bastelli, alla scenografia di Giuseppe Pirrotta (notevole la ricostruzione della biblioteca) e all'interpretazione solenne e tenebrosa di Carlo Cecchi, ma privo di una reale coerenza e linearità. Uno stile sommesso e troppo rarefatto per un film che dovrebbe provocare più di un brivido: gli appassionati, in ogni caso, gradiranno. Musiche di Pino Donaggio; producono Antonio Avati e Aurelio De Laurentiis.
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