Sull'Appennino emiliano, negli anni del fascismo, arriva la primavera e i ragazzi e le ragazze sperano d'innamorarsi durante le feste e nelle balere. Tra questi c'è Ines (Valentina Cervi), una giovane in vacanza che non riesce a dimenticare il coetaneo di cui è infatuata.

Scritto da Pupi Avati con il fratello Antonio, è il solito inno nostalgico del regista romagnolo che torna a citare il passato della sua famiglia, ispirandosi qui ai ricordi della madre. La narrazione è godibile, ma il tutto rimane troppo effimero, fiacco, piuttosto insipido. Avati sembra in crisi d'idee e non riesce più a dare vita a opere originali o, quantomeno, capaci di nascondere i propri debiti derivativi. Innocuo e girato con poca verve.
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