La danza delle luci

Quattro giovani promesse del mondo dello spettacolo, durante le prove generali di uno show musicale, vengono interrotte dalle minacce dei creditori con cui il produttore dello show (Ned Sparks) si è indebitato per finanziare il lavoro. Quest'ultimo, disperato, entra in contatto con un cantante eccezionale (Dick Powell) che però si rifiuta di prendere parte al progetto a causa del suo misterioso passato.

Perfettamente calato nel filone delle "Gold Diggers" (nel quale rientrano anche i musical Donne di lusso 1935 del 1935 e Amore in otto lezioni del 1936) e, soprattutto, nei canoni estetici dei musical degli anni Trenta, La danza delle luci è un piacevole divertissement, ben congegnato e dal rimo sostenuto. La trama funge solo da spunto per dare il via agli strepitosi numeri musicali orchestrati dal genio di Busby Berkeley, ma la regia adottata da Mervyn LeRoy, affatto indebolita da una scrittura leggera, denota una solida capacità di organizzazione e di messa in scena. Il film, infatti, restituisce a pieni voti l'eleganza sofisticata di quegli anni, avvalendosi di movimenti di macchina dinamici e precisi e di uno sguardo d'insieme attento ai minimi dettagli (dai costumi alle scenografie). Mervyn LeRoy si riconferma un regista esperto nel riuscire a divincolarsi tra i più diversi generi cinematografici (prima di questo film ebbe modo di lavorare su pellicole gangster come Piccolo Cesare del 1931 o carcerarie come Io sono un evaso del 1932). Il lieto fine è d'obbligo, nonostante l'impiego di svolte narrative un po' forzate e discutibili, che si dimenticano in fretta, però, grazie al grande respiro spettacolare della pellicola.