Tratto dall'opera omonima di Wolfgang Amadeus Mozart. Il principe d'Egitto Tamino (Josef Köstlinger), insieme all'uccellatore Papageno (Håkan Hagegård), va a salvare la principessa Pamina (Irma Urrila), di cui si innamora, dalle grinfie di Monostato (Ragnar Ulfung), con l'aiuto di un flauto magico regalatogli dalle dame (Britt-Marie Aruhn, Kirsten Vaupel, Birgitta Smiding) della regina (Birgit Nordin).

È nota l'ossessione di Ingmar Bergman per l'opera di Mozart, verso la quale aveva dimostrato una notevole fascinazione sia in Sorrisi di una notte d'estate (1955) sia ne L'ora del lupo (1968), ma ovviamente la più intensa dichiarazione d'amore verso Il flauto magico non poteva che provenire dalla sua fedelissima trasposizione filmico-teatrale. Una pellicola operistica (girata per la TV) in cui si alternano set teatrali e set cinematografici, con l'adattamento dell'opera condotto da Eric Ericson. Attraverso luci e ombre, l'autore svedese enfatizza i lati più espressivi e completi della messinscena, soffermandosi in particolare sulla resa tragica di Pamina (personaggio femminile "bergmanizzato" all'ennesima potenza), sulla magia dell'ambiente teatrale e sul divertente sfarzo dei costumi e dei colori della rappresentazione. Tra il pubblico ripreso dal regista svedese si possono scorgere i volti di Bergman stesso, di Sven Nykvist (direttore della fotografia) e dell'attrice-feticcio Liv Ullmann. Notevole. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
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