Ruth (Eva Henning) e Bertil (Birger Malmsten), moglie e marito, viaggiano dall'Europa meridionale alla Svezia in treno. Il loro passato tornerà a galla: lei è rimasta sterile in seguito a un aborto compiuto prima di sposare Bertil; lui, prima del matrimonio con Ruth, ha avuto una relazione con una donna nevrotica.

Fatta eccezione per l'incipit e per i flashback, il film è totalmente ambientato all'interno del vagone di un treno. Sete è un puro kammerspiel a due voci, in cui l'ambiente chiuso e claustrofobico riflette gli animi tormentati e insicuri dei due personaggi. Il loro passato privato è messo in parallelo con il passato dell'Europa ancora segnata dagli orrori della guerra: Bergman si muove con disinvoltura tra i due registri, e punta efficacemente su una serie di dialoghi pungenti e ben calibrati. L'andamento è in parte macchinoso e non sempre fluido al punto giusto, ma lo stile del giovane regista svedese inizia a essere solido ed efficace. La “sete” del titolo fa riferimento a quella “sete d'amore” che i due protagonisti, forse, non hanno mai soddisfatto fino in fondo.
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