Shangry-La
Kin'yÅ« hametsu Nippon: TÅgenkyÅ no hito-bito
Durata
105
Formato
Regista
Umemoto (Yu Tokui), a capo di una piccola tipografia, si ritrova da un giorno all'altro con un debito di dieci milioni di yen a causa dell'irresponsabilità del disonesto Ookura (Akaji Maro). Il casuale incontro con alcuni senzatetto lo distoglie dall'idea del suicidio e lo porta a scoprire un microcosmo di nullatenenti che si prodigano per aiutare il prossimo. Con l'aiuto del bizzarro capo della comunità (ShÅ Aikawa) e dell'ex scrittore Kuwata (ShirÅ Sano), Umemoto riuscirà a salvare la tipografia dal fallimento.
Favola moderna piena di buoni sentimenti ma poca sostanza di un Miike sottotono che torna su una strada già battuta con il precedente (e più riuscito) The Bird People in China (1998) nel raccontare una storia dai risvolti utopici e sentimentali con uno stile sobrio e lineare. Tratto da un manga di Yuji Aoki, il film mostra i suoi principali limiti nella sceneggiatura stiracchiata e monotona che offre pochi spunti e appiattisce i personaggi secondari, in genere fra i punti di forza del regista giapponese. Di maggiore interesse è il lavoro svolto attorno alla figura del reietto, che si discosta dall'abituale dimensione tragica dei titoli più noti e assume anzi connotazioni positive. Nonostante tutto, però, la contrapposizione fra l'avidità di chi è dentro la società e l'altruismo di chi ne è fuori risulta troppo semplicistica per convincere e non si raggiunge mai una tensione fra le parti. Non mancano alcune buone idee visive ma il film resta purtroppo incolore per tutta la sua (eccessiva) durata. Shangri-La è un luogo immaginario descritto nel romanzo Orizzonte perduto di James Hilton.
Favola moderna piena di buoni sentimenti ma poca sostanza di un Miike sottotono che torna su una strada già battuta con il precedente (e più riuscito) The Bird People in China (1998) nel raccontare una storia dai risvolti utopici e sentimentali con uno stile sobrio e lineare. Tratto da un manga di Yuji Aoki, il film mostra i suoi principali limiti nella sceneggiatura stiracchiata e monotona che offre pochi spunti e appiattisce i personaggi secondari, in genere fra i punti di forza del regista giapponese. Di maggiore interesse è il lavoro svolto attorno alla figura del reietto, che si discosta dall'abituale dimensione tragica dei titoli più noti e assume anzi connotazioni positive. Nonostante tutto, però, la contrapposizione fra l'avidità di chi è dentro la società e l'altruismo di chi ne è fuori risulta troppo semplicistica per convincere e non si raggiunge mai una tensione fra le parti. Non mancano alcune buone idee visive ma il film resta purtroppo incolore per tutta la sua (eccessiva) durata. Shangri-La è un luogo immaginario descritto nel romanzo Orizzonte perduto di James Hilton.