
Dead or Alive
Dead or Alive: Hanzaisha
Durata
105
Formato
Regista
I giochi di potere della yakuza giapponese e della mafia cinese vengono sconvolti dal turbolento arrivo della banda di Ryuuichi (Riki Takeuchi), un giapponese di origini cinesi disposto a tutto pur di vedere crescere il proprio potere. Sulle sue tracce si mette Jojima (ShĹ Aikawa), un poliziotto bisognoso di denaro per far operare la figlia gravemente malata.
Noir metropolitano dolente e imprevedibile che segna l'incontro fra le due grandi star del V-Cinema ShĹ Aikawa e Riki Takeuchi, qui rispettivamente nei ruoli di poliziotto e criminale. Attingendo all'hard boiled e al cinema noir americano (in particolare Heat – La sfida di Michael Mann del 1995, di cui doveva essere originariamente una sorta di rifacimento giapponese), Takashi Miike dirige un lungometraggio allucinato e iperviolento in cui porta a compimento le tematiche e i tratti estetici del suo cinema degli anni Novanta. Alternando pause narrative e lunghe inquadrature fisse a rapide ellissi e momenti di montaggio frenetico, Miike trova un insperato equilibrio in un'opera che è principalmente un doppio dramma familiare travestito da pellicola d'azione. Ironico, grottesco, postmoderno, il film si apre con una furiosa sequenza di sette minuti in cui, al montaggio da videoclip, si aggiunge un marcato gusto per l'eccesso che viene ripreso e portato alle estreme conseguenze nell'apocalittico e surreale finale. Con due seguiti, collegati fra loro soltanto dalla presenza dei due attori protagonisti.
Noir metropolitano dolente e imprevedibile che segna l'incontro fra le due grandi star del V-Cinema ShĹ Aikawa e Riki Takeuchi, qui rispettivamente nei ruoli di poliziotto e criminale. Attingendo all'hard boiled e al cinema noir americano (in particolare Heat – La sfida di Michael Mann del 1995, di cui doveva essere originariamente una sorta di rifacimento giapponese), Takashi Miike dirige un lungometraggio allucinato e iperviolento in cui porta a compimento le tematiche e i tratti estetici del suo cinema degli anni Novanta. Alternando pause narrative e lunghe inquadrature fisse a rapide ellissi e momenti di montaggio frenetico, Miike trova un insperato equilibrio in un'opera che è principalmente un doppio dramma familiare travestito da pellicola d'azione. Ironico, grottesco, postmoderno, il film si apre con una furiosa sequenza di sette minuti in cui, al montaggio da videoclip, si aggiunge un marcato gusto per l'eccesso che viene ripreso e portato alle estreme conseguenze nell'apocalittico e surreale finale. Con due seguiti, collegati fra loro soltanto dalla presenza dei due attori protagonisti.