Zebraman
Zebraman
Durata
115
Formato
Regista
Ichikawa (ShÅ Aikawa), maestro elementare e padre di famiglia in crisi, passa le giornate a cucire e rifinire il costume di Zebraman, il suo supereroe preferito, protagonista di un telefilm anni Settanta. Quando la terra subisce l'invasione di piccoli alieni verdi, Ichikawa decide di vestire i panni di Zebraman per difendere il suo pianeta.
Omaggio nostalgico ai telefilm giapponesi anni Sessanta e Settanta (dallo storico Ultraman a Kamen Rider), in cui uno o più guerrieri difendevano a suon di arti marziali e superpoteri la Terra da continue minacce aliene. Consapevole di essere fuori tempo massimo per una ripresa seria del genere, Takashi Miike dirige un lungometraggio che è una parodia e allo stesso tempo un atto d'amore verso il mondo delle serie con cui è cresciuto. Concentrandosi sulla psicologia del protagonista e sulla sua progressiva presa di coscienza, Miike relega scontri e combattimenti agli ultimi venti minuti del film ed evita volontariamente qualsiasi spiegazione razionale per restituire valore alla forza dei sogni. Fra effetti digitali rigorosamente low budget (che sostituiscono i costumoni di gomma dei telefilm originali) e una certa ingenuità di fondo, il film si propone allo spettatore come un revival scanzonato e appassionato da non prendersi troppo sul serio.
Omaggio nostalgico ai telefilm giapponesi anni Sessanta e Settanta (dallo storico Ultraman a Kamen Rider), in cui uno o più guerrieri difendevano a suon di arti marziali e superpoteri la Terra da continue minacce aliene. Consapevole di essere fuori tempo massimo per una ripresa seria del genere, Takashi Miike dirige un lungometraggio che è una parodia e allo stesso tempo un atto d'amore verso il mondo delle serie con cui è cresciuto. Concentrandosi sulla psicologia del protagonista e sulla sua progressiva presa di coscienza, Miike relega scontri e combattimenti agli ultimi venti minuti del film ed evita volontariamente qualsiasi spiegazione razionale per restituire valore alla forza dei sogni. Fra effetti digitali rigorosamente low budget (che sostituiscono i costumoni di gomma dei telefilm originali) e una certa ingenuità di fondo, il film si propone allo spettatore come un revival scanzonato e appassionato da non prendersi troppo sul serio.