Un architetto scapolo (William Holden) rimane infatuato di una ragazza (Maggie McNamara) piuttosto ingenua e svampita, almeno in apparenza. Alla giovane è interessato, però, anche un dongiovanni (David Niven) ricco e maturo. Il film che, in pratica, segnò il primo passo verso la morte del Codice Hays: il celebre regolamento di censura, nato nel 1930, subì un arresto quando il tribunale diede ragione a Otto Preminger. La vergine sotto il tetto, infatti, venne accusato di contenere un “linguaggio osceno”, ma il regista austriaco si difese ed ebbe la meglio davanti al giudice, decretando così la (futura) fine di uno dei dogma della produzione del cinema americano classico. Al di là di queste (importanti) dinamiche giuridiche, La vergine sotto il tetto è una commedia frizzante, garbata e divertente, che tanto ricorda le screwball comedy degli anni Trenta. Mai come in questo caso, Preminger è riuscito a risultare leggero e incisivo allo stesso tempo: sotto la patina di semplice divertissement, si nascondono alcune tematiche care all'autore (il triangolo amoroso, messo in scena sin da Vertigine nel 1944) che vengono incorniciate da una confezione elegante e curata. Gran bei dialoghi, scritti da F. Hugh Herbert, e attori perfetti: su tutti svetta David Niven, che gigioneggia con classe. Nello stesso anno ne venne realizzata una versione tedesca (Die Jungfrau auf dem Dach), diretta dallo stesso Preminger, con protagonisti Hardy Krüger, Johannes Heesters e Johanna Matz.