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Luca il contrabbandiere
Durata
97
Formato
Regista
Il contrabbandiere napoletano Luca Ajello (Fabio Testi) cerca i responsabili della morte del fratello Michele (Enrico Maisto) e scava nell'ambiente malavitoso partenopeo. L'incontro con il Marsigliese (Marcel Bozzuffi), potente trafficante di droga, darà il via a una spirale di feroci rappresaglie.
Reduce da Zombi 2 (1979) e alla vigilia della sua fase horror più visionaria e significativa, Lucio Fulci tenta una sporadica e azzardata incursione in un sottogenere fino a quel momento da lui inesplorato, definito rudimentalmente "poliziottesco" e caratterizzato da un approccio crudo e realistico nella narrazione di lotte urbane tra forze dell'ordine e criminalità. Pellicola epigona di predecessori quali Milano Calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo e Napoli Violenta (1976) di Umberto Lenzi, Luca il contrabbandiere, nonostante una spiccata componente di violenza tipicamente fulciana, non si discosta dai cliché del genere, imbastendo una trama prevedibilissima costellata di sequenze crude ma gratuite. Un Far West metropolitano tra sparatorie, torture e abusi sessuali: provocatorio sulla carta, innocuo nello sviluppo, appesantito da una recitazione pedestre. Fabio Testi torna a destreggiarsi tra sangue e malavitosi dopo Il grande racket (1976) di Enzo G. Castellari. Sceneggiatura di Fulci, Gianni De Chiara, Giorgio Mariuzzo ed Ettore Sanzò. Musiche di Fabio Frizzi.
Reduce da Zombi 2 (1979) e alla vigilia della sua fase horror più visionaria e significativa, Lucio Fulci tenta una sporadica e azzardata incursione in un sottogenere fino a quel momento da lui inesplorato, definito rudimentalmente "poliziottesco" e caratterizzato da un approccio crudo e realistico nella narrazione di lotte urbane tra forze dell'ordine e criminalità. Pellicola epigona di predecessori quali Milano Calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo e Napoli Violenta (1976) di Umberto Lenzi, Luca il contrabbandiere, nonostante una spiccata componente di violenza tipicamente fulciana, non si discosta dai cliché del genere, imbastendo una trama prevedibilissima costellata di sequenze crude ma gratuite. Un Far West metropolitano tra sparatorie, torture e abusi sessuali: provocatorio sulla carta, innocuo nello sviluppo, appesantito da una recitazione pedestre. Fabio Testi torna a destreggiarsi tra sangue e malavitosi dopo Il grande racket (1976) di Enzo G. Castellari. Sceneggiatura di Fulci, Gianni De Chiara, Giorgio Mariuzzo ed Ettore Sanzò. Musiche di Fabio Frizzi.
