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Il prigioniero dell'isola degli squali
The Prisoner of Shark Island
Durata
96
Formato
Regista
Il medico Samuel Mudd (Warner Baxter), ingiustamente accusato di complicità nell'assassinio di Lincoln, viene condannato all'ergastolo e rinchiuso in carcere su un'isola della Florida. Dopo un tentativo disperato di evasione, lo scoppio di un'epidemia di febbre gialla cambierà la situazione.
Storia di un clamoroso errore giudiziario ispirato alla vera vicenda di Samuel A. Mudd, pur con molte libertà rispetto alla realtà storica: come altre volte nel corso della sua carriera, Ford dimostra una predilezione per temi legati alla Guerra civile americana e in particolare alla figura di Lincoln. La pellicola mescola diversi generi – dramma storico, legal, prison-movie, film d'avventura – che si amalgamano alla perfezione grazie a una costruzione narrativa solida, a una grande efficacia visiva (in virtù dello splendido bianco e nero di Bert Glennon) e al ritmo ben calibrato. A funzionare è soprattutto la prima parte, nella quale emerge una forte critica alla giustizia sommaria propria di una società instabile e alla pericolosità della legge marziale. È un magistrale inno all'eroismo individuale: peccato solo per la rappresentazione discutibile, tipica dell'epoca, degli afroamericani. Ottimi Baxter e Carradine, un po' troppo teatrale la Stuart. Rifatto in chiave western nel 1952, da Paul Dunlap, con Hellgate, il grande inferno.
Storia di un clamoroso errore giudiziario ispirato alla vera vicenda di Samuel A. Mudd, pur con molte libertà rispetto alla realtà storica: come altre volte nel corso della sua carriera, Ford dimostra una predilezione per temi legati alla Guerra civile americana e in particolare alla figura di Lincoln. La pellicola mescola diversi generi – dramma storico, legal, prison-movie, film d'avventura – che si amalgamano alla perfezione grazie a una costruzione narrativa solida, a una grande efficacia visiva (in virtù dello splendido bianco e nero di Bert Glennon) e al ritmo ben calibrato. A funzionare è soprattutto la prima parte, nella quale emerge una forte critica alla giustizia sommaria propria di una società instabile e alla pericolosità della legge marziale. È un magistrale inno all'eroismo individuale: peccato solo per la rappresentazione discutibile, tipica dell'epoca, degli afroamericani. Ottimi Baxter e Carradine, un po' troppo teatrale la Stuart. Rifatto in chiave western nel 1952, da Paul Dunlap, con Hellgate, il grande inferno.
