Madrid. Eva (Abbe Lane) e il suo complice Raoul (Mario Carotenuto) fanno venire dall'Italia il copista Scorcelletti (Totò) per dipingere una variante della Maja desnuda di Goya. La donna convince il “maestro” promettendogli di concedersi a fine lavoro.

Il cinema è un'alchimia di vari elementi il cui segreto sta nel dosaggio e soprattutto nell'amalgama che si riesce a produrre. Ecco perché un film come Totò, Eva e il pennello proibito nonostante vanti un cast d'attori, un regista (Steno) e uno sceneggiatore (Metz) che in precedenza e in futuro, tutti insieme, avevano prodotto e produrranno opere più che felici, sbanda pericolosamente. È una storiella, questa, che si regge sull'acqua, che concede a Totò alcune delle sue macchiette celebri, ma anche un po' datate e consunte. E quand'anche i lazzi vanno a buon fine risultano comunque troppo slegati dal contesto per funzionare davvero, per cui i pochi momenti illuminanti non hanno la forza necessaria ad accendere l'intero film.
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