In una celebre via di Roma, si intrecciano le vite di molti artisti, tra pittori decisamente ambiziosi (Gérard Blain) e attrici mancate che ripiegano nel mondo del doppiaggio (Antonella Lualdi).

Tratto dal romanzo Gente al babuino di Ugo Moretti, Via Margutta è una pellicola realizzata da un Camerini ben poco ispirato. Affresco decorativo e un po' inutile, il film vuole essere un frivolo omaggio a un'epoca e a uno specifico mondo culturale. Camerini utilizza il fascino dell'ambientazione romana al solo scopo di instillare un processo di identificazione nello spettatore, subordinando la narrazione a semplice corollario. Il cast è spaesato, la vicenda sfilacciata, si ride pochissimo e ben presto la noia la fa da padrone. La parte finale, con la sequenza della cena in cui i diversi personaggi trovano un nodo comune, è l'unico motivo d'interesse dell'opera.
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