Il nullafacente Antonio Barozzi (Renato Pozzetto) sogna di lasciare la provincia e sfondare come attore. Partirà per Roma pieno di speranze, che verranno puntualmente infrante, e si innamorerà della bella e disinibita Cinzia (Edwige Fenech).

Ritratto al vetriolo del business che ruota intorno alla fabbrica dei sogni cinematografica: Dino Risi fotografa un mondo ipocrita e spietato, filtrandolo attraverso l'occhio ingenuo del suo protagonista e distruggendo sistematicamente i miti in celluloide, fagocitati da brutture e meschinità (emblematiche, in tal senso, le apparizioni di star del calibro di Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, calati in un contesto tutt'altro che celebrativo). Alcune esagerazioni (la pensione lager, gli assurdi incidenti sul set, l'omosessualità a sfondo caricaturale) stonano, finendo per confondere, invece di fondere, i registri: rimangono comunque l'amarezza e la bruciante delusione per un contesto che di idilliaco non ha più nulla. Più di una sequenza colpisce nel segno, soprattutto grazie a un Renato Pozzetto perfettamente in parte. Aldo Maccione è l'avvocato Pedretti. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
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