Giunto alla soglia della mezza età, Giuseppe Marchi (Giancarlo Giannini) è un romanziere frustrato pieno di dubbi e tormenti, insoddisfatto della propria esistenza, sia dal punto di vista sentimentale che professionale.

Prendendo spunto dal romanzo di Giuseppe Berto, Monicelli realizza una pellicola che punta tutto sul protagonista, interpretato da un Giancarlo Giannini perennemente in scena. Lo spessore psicologico che si è tentato di dare al personaggio, però, risulta sempre più forzato col passare dei minuti: lo spunto poteva essere interessante, ma la mediocre messinscena (che di cinematografico ha ben poco) rende il tutto annacquato, e ogni pretesa iniziale ha il sapore di una promessa non mantenuta. Un tono più disteso avrebbe giovato a un film che punta (troppo) in alto: Giuseppe Marchi non si trasforma mai in un esempio emblematico dei dubbi della mezz'età, ma è soltanto una figura con le proprie peculiarità e risulta meno interessante di quanto possa apparire a prima vista. Un finale discreto non riesce ad alzare il livello di un lungometraggio di scarsa fattura. Per Il male oscuro, comunque, Mario Monicelli ha vinto un David di Donatello come miglior regista.
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