
La grande guerra
Premi Principali

Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1959
Durata
137
Formato
Regista
I soldati Oreste (Alberto Sordi) e Giovanni (Vittorio Gassman) sono chiamati al fronte nel 1916 per combattere la Prima guerra mondiale. Con scarsa volontà e senza nessun ideale, i due cercheranno in tutti i modi di stare lontani dalla prima linea, nel tentativo di tornare a casa vivi.
Per la prima volta nella sua carriera, Mario Monicelli sperimenta una formula di grande successo che utilizzerà anche ne I compagni (1963) e ne L'armata Brancaleone (1966): ambientare la già collaudata commedia nazionale durante un evento/periodo storico passato è un'idea geniale destinata a diventare un marchio di fabbrica del cinema italiano negli anni a venire. Gli sceneggiatori (Luciano Vincenzoni, Age & Scarpelli e Mario Monicelli) partono dai realistici e cruenti racconti delle trincee (ispirandosi, ad esempio, a Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu), per poi affidarsi ai dialoghi brillanti e alle situazioni di grottesca quotidianità sul fronte. Grande successo di pubblico e critica, a dimostrazione che la linea, seguita con personalità dal regista, non solo è coraggiosa (di fatto, questo è uno dei primi film italiani che racconta il primo conflitto mondiale, all'epoca ancora tabù), ma anche rappresentativa di una precisa corrente cinematografica. Straordinarie le prove di Sordi e Gassman, capaci di dare vita a due personaggi codardi ma profondamente umani che fanno spassosamente a gara per imboscarsi lontano dagli scontri, e memorabile sequenza finale in cui il regista riporta drammaticamente lo spettatore di fronte alla cruda realtà della guerra. L'opera della definitiva consacrazione per Monicelli, Leone d'oro a Venezia (ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini). Candidato agli Oscar come miglior film straniero.
Per la prima volta nella sua carriera, Mario Monicelli sperimenta una formula di grande successo che utilizzerà anche ne I compagni (1963) e ne L'armata Brancaleone (1966): ambientare la già collaudata commedia nazionale durante un evento/periodo storico passato è un'idea geniale destinata a diventare un marchio di fabbrica del cinema italiano negli anni a venire. Gli sceneggiatori (Luciano Vincenzoni, Age & Scarpelli e Mario Monicelli) partono dai realistici e cruenti racconti delle trincee (ispirandosi, ad esempio, a Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu), per poi affidarsi ai dialoghi brillanti e alle situazioni di grottesca quotidianità sul fronte. Grande successo di pubblico e critica, a dimostrazione che la linea, seguita con personalità dal regista, non solo è coraggiosa (di fatto, questo è uno dei primi film italiani che racconta il primo conflitto mondiale, all'epoca ancora tabù), ma anche rappresentativa di una precisa corrente cinematografica. Straordinarie le prove di Sordi e Gassman, capaci di dare vita a due personaggi codardi ma profondamente umani che fanno spassosamente a gara per imboscarsi lontano dagli scontri, e memorabile sequenza finale in cui il regista riporta drammaticamente lo spettatore di fronte alla cruda realtà della guerra. L'opera della definitiva consacrazione per Monicelli, Leone d'oro a Venezia (ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini). Candidato agli Oscar come miglior film straniero.