Indagando su alcuni omicidi compiuti nel quartiere di Shinjuku, il poliziotto corrotto Tatsuhito Kiriya (Kippei Shīna) scopre un traffico di organi umani che vede coinvolti il violento boss taiwanese Wang Zhiming (Tomorowo Taguchi) ma soprattutto suo fratello minore Yoshihito (Kyosuke Izutsu) che lavora come avvocato per la triade di Wang. Tatsuhito decide allora di compiere ogni sforzo per salvare il fratello da uno scontro che si preannuncia sanguinoso e imminente. Primo capitolo della trilogia kuroshakai o Black Society Trilogy e approdo di Takashi Miike alle sale cinematografiche giapponesi (tutti i suoi precedenti film sono infatti stati distribuiti direttamente in home-video all'interno del florido mercato del v-cinema), è un film summa e al contempo anticipazione di molti temi cari al regista come per esempio i problemi della cultura multietnica, la ricerca continua di un'identità, le esistenze marginali, l'importanza dei legami familiari e soprattutto la visione del sesso, del denaro e della violenza come elementi alla base della società. Miike costruisce un noir urbano sopra le righe che si apre con un furioso incipit in cui eventi e personaggi vengono rapidamente presentati attraverso un montaggio frenetico (idea poi ripresa con maggiore maturità nei successivi Dead or Alive del 1999 e Ichi the Killer del 2001), e procede fra venature malinconiche e un'ironia grottesca che diventano la lente con cui leggere una realtà di solitudine e sopraffazione. Sebbene registicamente sia ancora in parte acerbo, l'immagine di una Shinjuku così sordida e depravata resta impressa a lungo nella mente dello spettatore. L'attore Tomorowo Taguchi (già noto per il cult cyberpunk Tetsuo, del 1989, di Shin'ya Tsukamoto) tornerà nei due film successivi della trilogia.